Self publishing oppure un libro perfetto?📙🕮📕

 Self publishing oppure un libro perfetto?📙🕮📕

Ho letto "per caso" alcune polemiche sul self publishing. L'accusa principale rivolta ai libri autoprodotti è quella di essere altamente imperfetti: copertine orrende fatte con AI, impaginazione discutibile, refusi, errori grammaticali... e chi più ne ha, più ne metta.
Sono certa che un libro pubblicato da una casa editrice sia, nella maggior parte dei casi, un prodotto finito e ben confezionato, passato non solo per le mani dell’autore, ma anche per quelle di professionisti di vario tipo. Questo libro, tuttavia, per me non appartiene più soltanto al suo autore: perde parte della caratterizzazione tipica che lo scrittore infonde nel suo testo. Senza contare che, con ogni probabilità, dovrà rientrare nelle linee guida della casa editrice stessa. Quando un lettore acquista un libro su cui compaiono il nome dell’autore e della casa editrice, sa quello che sta comprando: un prodotto finito e corretto. Poi, certo, la storia può piacere o meno... ma quella è un’altra cosa ancora. Nella maggior parte dei casi, un libro in self è un prodotto imperfetto, a meno che l'autore non abbia investito tempo e denaro per affidarsi a un correttore di bozze, a un editor, ecc. e questo spesso è improbabile considerati i costi esorbitanti. Il lettore, prima di acquistarlo, dovrebbe essere consapevole che ciò che troverà sarà l’anima dell’autore, che rimbalzerà prepotente su quelle pagine, si scontrerà con parole che riportano il suo pensiero nella forma più autentica, senza alcun ritocco. Gli scrittori autopubblicati non devono rispondere ai criteri commerciali delle case editrici tradizionali. Possono sperimentare, trattare temi di nicchia o scrivere in stili non convenzionali. Le accuse verso di loro sono spesso spietate e pesanti. C’è persino chi arriva a inneggiare alla loro mancanza di cultura formale. In risposta a tutto questo, riporto — spero integralmente — le considerazioni di un utente di Facebook, tale Andreea Andreaa, alla quale vanno interamente i "crediti" per quanto segue e che mi hanno consolato in più di un momento di inquietudine da scrittrice per caso e autopubblicata.

Andreea Andreaa scrive:

Certamente, esistono ottimi romanzi scritti da autori con scarsa cultura formale. La scrittura non è solo una questione di istruzione e conoscenze accademiche, ma di sensibilità, esperienza personale, immaginazione e capacità di comunicare emozioni. Autori con scarsa cultura  possono avere una prospettiva unica, una voce autentica e una profondità che deriva dalla loro vita e dalle loro esperienze, piuttosto che dai libri studiati.

Cosa penso di ciò che scrivono:

1.Originalità e autenticità: spesso questi autori portano storie che non seguono i modelli standard o le convenzioni letterarie, il che può rendere i loro scritti freschi e autentici.

2.Esperienza vissuta come ricchezza: scrivere di ciò che si conosce davvero, attraverso esperienze dirette , può essere più potente di una narrazione basata su conoscenze teoriche. Un esempio è il caso degli autori che raccontano di realtà sociali difficili o di ambienti marginali che hanno vissuto in prima persona.

3.Semplicità che tocca il cuore: anche lo stile potrebbe essere più semplice più grezzo, a volte questa semplicità raggiunge il lettore in modo diretto e emotivo rispetto a una prosa troppo elaborata.

4.Collaborazione e crescita : Molti autori con poca cultura formale si affidano a editori o mentori per migliorare la struttura del testo. Questo non diminuisce il valore della loro opera; al contrario, mostra la volontà di crescere.

Esempi celebri:

Ci sono autori celebri che non hanno avuto una formazione accademica formale ma hanno scritto capolavori;

Federico Garcia Lorca (spesso autodidatta nella scrittura poetica e teatrale)

Jack London che lasciò presto la scuola e scrisse storie basate sulle sue esperienze di vita

Anna Maria Ortese la cui istruzione formale era limitata ma che è diventata una delle maggiori scrittrici italiane.

Conclusione:

La "cultura" non è sempre sinonimo di talento o capacità di narrare. Scrivere è un'arte che nasce dal cuore, dall'anima dall'esperienza. Quello che conta è che le parole siano sincere, che abbiano qualcosa da dire e che possano toccare i lettori. Anche con scarsa cultura un autore può lasciare un segno indelebile.

Grazie Andreea Andreaa per le tue belle parole...

Ora non che io creda di essere Federico Garcia Lorca eh...

Credo che ci sia posto per tutti...si per tutti i libri ...quelli che provengono dalle case editrici e quelli che provengono dagli scrittori esordienti e autopubblicati come me...lasciamo al lettore la scelta...abbandoniamo inutili sterili polemiche,  così saranno solo le storie a parlare e a emozionarci.

Ricordiamoci che l'autopubblicazione dà voce a molti autori che altrimenti sarebbero ignorati.

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Mi permetto di aggiungervi anche il link in cui Writerofficina definisce il self publishing lo trovo interessante:

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